Stefano Versace: il proprio brand al centro del successo

//Stefano Versace: il proprio brand al centro del successo

Non è facile intervistare Stefano Versace, tra un volo per Filadelfia e un tour promozionale in Italia. Da Miami, dall’interno di una delle sue gelaterie dove tutto è iniziato, Stefano ci risponde su FaceTime e non resiste alla tentazione di condividere una panoramica dei suoi collaboratori, impegnati a servire un pubblico che si rivela entusiasta del prodotto.

“Parliamo di personal branding? Allora posso dirti che l’incontro con Stand Out è stato fondamentale!” afferma serio, mentre sbirciamo la sua biografia su Facebook dove si definisce “padre, marito, imprenditore visionario e realizzatore di sogni”. Secondo una ricerca del Politecnico di Milano, il Made in Italy se fosse un brand, sarebbe il terzo al mondo per popolarità dopo coca-Cola e Visa. E se la moda è la nostra regina, il re è il cibo.

Stefano questo lo sa bene. Su questo settore ha scommesso vita e carriera: approdato a Miami con tutta la famiglia, dal 2013 ha aperto una trentina di gelaterie non solo in Florida, ma anche in Pennsylvania, Georgia, New Jersey e Virginia. Il brand Gelaterie Versace ha fatturato 2 milioni di dollari nel 2016 e circa 7 milioni l’anno successivo. Obiettivo dichiarato: superare i 100 punti vendita!

“La decisione di avviare la mia attività imprenditoriale negli Usa è stata la conseguenza di diversi fattori: i numeri, la facilità di fare impresa e la possibilità di garantire un futuro di un certo tipo ai miei figli. La nostra missione è esportare il Made in Italy e far conoscere al pubblico americano il vero gelato artigianale italiano, prodotto secondo la tradizione e realizzato con ingredienti freschi”.

Ogni mattina, nei laboratori della “Stefano Versace – Gelateria Italiana & Gourmet”, gelatieri professionisti lavorano materie prime di altissima qualità, provenienti direttamente dall’Italia: il latte intero fresco e i prodotti italiani a denominazione controllata e protetta, come la nocciola IGP del Piemonte, il Pistacchio puro di Sicilia, la mandorla e la vaniglia biologica, i limoni di Sicilia e molto altro.

“Non vendo gelati, vendo l’esperienza”

Come hai agito quando hai deciso di entrare nel business del gelato? “Ho analizzato il mercato per capire quale fosse il Paese con più ampia probabilità di successo. Ho scelto gli Stati Uniti, dove esistono pochissimi competitor nel settore del gelato italiano: solo 900 gelaterie contro le 39mila in Italia! Eppure le potenzialità sono enormi. Quello americano è il secondo mercato più grande al mondo per consumo pro capite di gelato artigianale, fatto con ingredienti naturali al cento per cento, da non confondersi con l’ice-cream che invece è composto da conservanti, coloranti e aromi artificiali. Per darti un’idea: nell’ice-cream c’è il 50% di aria e il 30% di panna o burro. Nel nostro gelato l’aria non supera il 10% quindi il gusto è più intenso e la parte grassa non eccede il 7%. Alla fine ha molte meno calorie”.

Non è facile farlo tornare sull’argomento centrale dell’intervista. Il suo entusiasmo è contagioso e la consistenza della rassegna stampa a lui dedicata ne è la diretta conseguenza. “Il Personal Branding? Credo sia ormai diventato, insieme al marketing e all’analisi di cash-flow, un elemento imprescindibile per chi voglia fare impresa ad alto livello. Nel mio caso, mi ha permesso di posizionarmi come l’unico esperto in territorio americano di impresa legata al gelato. La caratteristica che mi contraddistingue rispetto alla concorrenza è che io non vendo gelati, ma l’esperienza di entrare in una gelateria italiana negli Stati Uniti”.

Gli chiediamo quali siano state le principali soddisfazioni che finora ha incontrato lungo il percorso. “Un aspetto che mi riempie di gioia è sapere di essere una persona che, partendo letteralmente da zero, si è davvero fatta da sola. Per essere precisi, da 133 dollari. Un’altra cosa che mi rende felice è quella di essere diventato un punto di riferimento nel mondo del gelato, senza che la mia storia provenga da quell’ambiente specifico. È una dimostrazione a mio avviso che se uno vuole, può eccellere anche in un settore che non conosce. Ma ciò che mi rende ancora più orgoglioso è l’idea concreta di poter aiutare altri italiani desiderosi di realizzare il loro sogno: quello cioè di venire a vivere in America”.

Il personal branding aumenta l’autostima

All’inizio di un percorso di Personal Branding, ogni individuo che si affida a Stand Out porta con sé una serie di aspettative. “Essendo una disciplina nuova – risponde Stefano – non avevo un’idea precisa di cosa sarebbe venuto fuori. Per me era importante distinguermi dagli altri ed essere riconosciuto. Ora, se guardo al futuro del mio brand, l’obiettivo è quello di diventare leader non solo in America (in Usa siamo già la catena con più gelaterie) ma a livello mondiale, puntando ad arrivare a 150 gelaterie solo negli Stati Uniti. Questo significa non avere co-leader, a differenza di quanto accade per marchi come Coca-Cola e Pepsi-Cola. Il mio sogno è diventare il personaggio simbolo nel mondo del gelato”.

Strutturare un personal branding, dice Versace, aiuta a diventare più consapevoli di alcune potenzialità estremamente utili per il proprio percorso di imprenditori. “Non avrei mai pensato di diventare capace di spiegare ad altri come avviare un’impresa di successo all’estero, in un settore che non conosci. Se a spiegarlo, come nel mio caso, è qualcuno che lo ha fatto veramente, allora l’insegnamento è mille volte più credibile rispetto alla teoria di un professore di Economia”.

Il discorso vira su Stand Out, sull’esperienza che Stefano Versace sta continuando a fare con il team che lo segue nella costruzione e nella diffusione del suo personal branding. “La squadra di Stand Out – dice Stefano – è molto affiatata e completa nei diversi settori. Si tratta di persone disponibili e dallo spessore umano elevato: tutti i loro consigli vanno seguiti perché sono individui molto capaci a spiegare le cose. Così come il protocollo dei servizi offerti, che funziona, è rapido e permette a chiunque di scegliere le attività preferite. Non è un caso che il tutto sia guidato da Gianluca Lo Stimolo, che considero una persona straordinaria proprio per i valori che ha. Le abilità e le competenze le puoi delegare, i valori no. Anche a me capita lo stesso con la mia squadra di manager e collaboratori, molti dei quali sono più bravi di me nel portare a termine determinate attività”.

Un sogno che diventa realtà

Parlando di sé e dell’influenza che questo percorso sta avendo sulla vita personale e lavorativa, Stefano si definisce “affinato”. “Mi sono tolto tutti gli spigoli caratteriali, anche nella professione, e ho migliorato alcuni aspetti che andavano potenziati. È un po’ come un restauratore: quando pulisce una superficie, piano piano fa emergere il colore naturale che stava sotto! Posso anche dire che chi mi sta intorno, viene letteralmente trascinato da questa mia voglia imprenditoriale di rendere concreto un sogno. Chi sta vicino a un leader che va veloce come un treno, senza dubbio viene positivamente influenzato. Ero sovrappeso e sono migliorato molto: un mio dipendente ha visto i miei progressi e, senza che io gli dicessi nulla, ha perso trenta chili. Altri hanno preso spunto nell’essere attivi su Facebook, dopo aver visto che io quotidianamente pubblico qualche spunto interessante. Rinforzare il proprio branding influenza positivamente le persone che lavorano con te, perché senza volerlo diventi un esempio da seguire. È quello che è accaduto a me: se sono diventato imprenditore, è perché sono amico di Alfio Bardolla che mi ha insegnato a prendere consapevolezza di alcuni aspetti economici. Se ho capito come gestire al meglio le mie emozioni, è perché tra i miei grandi amici c’è Roberto Re…”.

Per chiudere un’intervista che parla di branding, non poteva mancare la Ferrari. Stefano di recente ne ha acquistata una. “È una favola per tutti, specialmente per noi italiani. La Ferrari, insieme alla realizzazione di un sogno, per me è la dimostrazione concreta che quello che dico e faccio, funziona. Come spiega Alfio Bardolla, alla fine contano i numeri. Oltre a questo, entri in contatto con persone che ti aprono un mondo. Dove possedere una Ferrari è solo il requisito minimo per entrare in quel contesto. Alla fine credo sia un modo per godere dei propri successi. Che è un’arte non facile da mettere in pratica!”.

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About the Author:

Alessandro Dattilo
Giornalista professionista, per Mondadori ho pubblicato nel 2014 il libro “Scrittura Vincente”, una guida pratica su come usare la parola scritta in campo aziendale, commerciale, professionale. Aiuto aziende, imprenditori, manager, professionisti ed enti pubblici a valorizzare e raccontare la propria storia di successo aziendale e professionale. Attualmente sono parte del team di Stand Out e della Roberto Re Leadership School come senior content editor, giornalista e ghostwriter. Come trainer, nel programma "HRD - Da Manager a Leader”, mi rivolgo a imprenditori, manager, professionisti, con interventi su Business Writing e Storytelling. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ho scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici (RTL 102.5) e tv locali. Sul web ho lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Maire Tecnimont, NTT Data Italia, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti (molti) altri.

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